Gestione della malattia coronarica nei pazienti con malattia renale avanzata
Gli studi clinici che hanno valutato l'effetto della rivascolarizzazione nei pazienti con malattia coronarica stabile hanno regolarmente escluso quelli con malattia renale cronica avanzata.
Sono stati assegnati in modo casuale 777 pazienti con malattia renale avanzata e ischemia moderata o grave agli stress test al trattamento con una strategia invasiva iniziale consistente in angiografia coronarica e rivascolarizzazione, se appropriata, aggiunta alla terapia medica o a una strategia conservativa iniziale che consisteva solo nella terapia medica e angiografia riservata a coloro in cui la terapia medica aveva fallito.
L'esito primario era un composito di morte o infarto miocardico non-fatale. Un esito secondario chiave era un composito di morte, infarto miocardico non-fatale o ricovero per angina instabile, insufficienza cardiaca o arresto cardiaco rianimato.
A un follow-up mediano di 2.2 anni, si è verificato un evento di esito primario in 123 pazienti nel gruppo con strategia invasiva e in 129 pazienti nel gruppo con strategia conservativa ( tasso di eventi a 3 anni stimato, 36.4% versus 36.7%; hazard ratio aggiustato, aHR 1.01; P=0.95 ).
I risultati per l'esito secondario chiave sono stati simili ( 38.5% vs 39.7%; HR 1.01 ).
La strategia invasiva è stata associata a una maggiore incidenza di ictus rispetto alla strategia conservativa ( HR 3.76; P=0.004 ) e con una maggiore incidenza di decessi o inizio di dialisi ( HR 1.48; P=0.03 ).
Tra i pazienti con malattia coronarica stabile, malattia renale cronica avanzata e ischemia moderata o grave, non sono state trovate prove che una strategia invasiva iniziale, rispetto a una strategia conservativa iniziale, abbia ridotto il rischio di morte o di infarto miocardico non-fatale. ( Xagena2020 )
Bangalore S et al, N Engl J Med 2020; 382: 1608-1618
Cardio2020 Nefro2020
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